Con questa premessa ricca di suspence vi raccontiamo uno dei nostri ultimi giri in compagnia.
Stavolta abbiamo scelto di sconfinare in Trentino, nella zona del Primiero. Fra i tanti itinerari possibili e tutti ben segnalati abbiamo scelto due spot di passaggio che non dovevano mancare ovvero il ponte di funi in val Noana e il rifugio Vederna.
Grazie alla sempre affidabile app Komoot abbiamo iniziato a tracciare alcune linee e ne è uscito un giro ad anello che ha persino superato le aspettative, una cosa è vederlo sulla carta, un’altra è viverlo in sella alle nostre e-Bike.
Siamo partiti dal parcheggio sopra la chiesa parrocchiale di San Marco a Transacqua. Lì ci aspettava Enrico che dal Polesine ha deciso di unirsi a noi per l’ennesima avventura in gruppo, gli altri erano David, Dino, Ivan, Alberto e il sottoscritto.
Ci siamo subito messi in movimento e abbiamo puntato inizialmente al rifugio Caltena percorrendo strade asfaltate ma per nulla trafficate, però sicuramente ripide perché in breve ci siamo alzati di quota mentre la catena delle Pale di San Martino alle nostre spalle diventava sempre più bella alla vista. Dove possibile abbiamo tagliato per strade sterrate e quindi il rifugio non lo abbiamo raggiunto passando più in basso. Splendido il primo impatto verso le Vette Feltrine che ad un tratto hanno fatto capolino all’orizzonte, bellissima la zona: aria fresca, rumori della natura, baite e prati in fiore, la ricetta perfetta per una giornata che si preannunciava nuvolosa e invece anche il sole ben presto si è unito all’allegra combriccola.
Superate le tabelle del parcheggio obbligatorio per chi si reca a visitare il ponte di funi sulla val Noana abbiamo affrontato una bellissima discesa veloce, inizialmente in campo aperto e poi giù nel bosco lungo alcuni tornantini molto veloci. Una volta al ponte ci siamo fermati un bel po’ a fare foto e provare l’ebbrezza di essere sospesi a 30 metri dal greto del torrente.
Il ponte si sviluppa per settanta metri di lunghezza e appunto quasi trenta di altezza sopra il rio Giasinozza e la parte iniziale del lago di Val Noana. Costruito nel 2019 collega il Rifugio Fonteghi alle località di Caltena e ai prati di San Giovanni.
Oltre il ponte la stradina di collegamento al parcheggio del rifugio Fonteghi si inerpica nel bosco con una serie di stretti tornantini, una vera prova di equilibrio rimanere in sella, non sempre ci siamo riusciti. Si prosegue in piano con una traversata molto veloce che ci riporta in breve sull’asfalto nei pressi del rifugio Fonteghi.
Qui la traccia sale a Valpiana di Sopra lungo un ripido sentiero, stretto e sassoso. Lo affrontiamo spingendo le bici e sfruttando sempre il santo Walk. In effetti l’alternativa c’era ma l’abbiamo – o meglio – l’ho scoperta dopo riguardando bene la mappa.
Poco male comunque, senza grosse difficoltà davanti a noi si è materializzato un incantevole borgo formato da antiche abitazioni ben curate e abitate credo solo nei periodi festivi.
Proseguiamo in discesa veloce verso valle e andiamo ad intercettare l’ultimo incrocio dove inzia la salita verso la conca dove sorge il rifugio Vederna, un tratto di circa 8 chilometri e poco meno di 400 metri di dislivello. La strada in alcuni periodi è aperta alle auto ma noi per fortuna ne abbiamo incrociate solo un paio. Il fondo è molto compatto e vista la costante umidità dell’ultimo periodo assai bagnato dal risparmiarci qualche nuvola di polvere. La salita è assai piacevole e qualche scorcio sulla valle sottostante testimonia quanto sia profonda e selvaggia.
Giunti all’ultimo scollinamento e in vista ormai del rifugio una breve discesa ci separa dalla nostra meta. E finalmente posate le e-bike ci concediamo un po’ di relax in attesa di metterci a tavola per il pranzo al rifugio. La conca del Pian Grande è costellata di casolari e baite in legno con un’architettura un po’ diversa dal solito. Molto caratteristica la chiesetta dedicata alla Madonna della Neve proprio accanto al rifugio. Siamo a quota 1324 metri, il rifugio accoglie escursionisti e famiglie ed è molto bike friendly, all’esterno è presente anche una colonnina per la ricarica delle e-bike.
Questa zona durante la prima guerra mondiale fu punto strategico, assieme al monte Totoga sul versante opposto della valle. L’esercito italiano realizzò quassù una vera e propria roccaforte per opporsi all’avanzata delle truppe austroungariche.
In quegli anni venne costruita da strada militare che sale dalla diga di Pontet – sarà sicuramente uno dei percorsi da mettere in agenda nei prossimi mesi – e il monte Vederna venne fortificato e armato con cannoni. Inoltre lungo la vecchia mulattiera che saliva da Imèr vicino alla cascata del Salon venne costruito un sistema difensivo con muratura in cemento e feritoie. E questa sarà la nostra sorpresa inaspettata.
Mangiamo al rifugio tenendo le dita incrociate nella speranza che il tempo tenga. Ma qualche nuvola nera di troppo ci convince ad accelerare il pranzo, sarebbe un vero peccato perdere una bella discesa per colpa della pioggia.
Nuovamente in sella scendiamo per la direttissima verso Imèr. Inizialmente un tratto di prato reso bagnato dalle prime gocce di pioggia ci mette un po’ alle strette, continuando poi lungo una mulattiera caratterizzata da un fondo di pietra assai scivoloso. Per fortuna più in basso la situazione migliora ed ecco la prima sorpresa che non ci aspettavamo: la via si sviluppa lungo uno strettissimo canyon dove più basso alla nostra sinistra scorre un ruscello. Il verde è il colore dominante fra le foglie degli alberi e il muschio del sottobosco. A sinistra ecco la cascata del Salon. Più in basso si scorge nuovamente della mulattiera, non ci aspettavamo una discesa così appagante.
Dopo la curva ecco l’ennesima sorpresa, quel tratto fortificato di cui accennavo sopra, con una buia galleria scavata nella roccia. Spettacolare!
Scendiamo ancora e la via si restringe regalandoci tratti assai veloci interrotti da bruschi tornanti. Incrociamo alcune persone a piedi in salita e con la prudenza che ci è solita salutiamo e lasciamo passare. Ora siamo a picco sulla profonda val Noana, in basso si intravede la strada che la percorre e la fitta boscaglia che ricopre le pareti sovrastanti. Da quassù il panorama è dei migliori e giunti ad una curva con un capitello ci fermiamo ancora, impossibile non apprezzare la vista di questo balcone panoramico su Imèr.
La discesa prosegue veloce, con la ripidezza giusta che lascia spazio al divertimento e arriviamo nei pressi del villaggio Sass Maor dove andiamo verso la ciclabile che ci regala un’ultima piacevole pedalata verso Transacqua dove chiudiamo l’anello.
Questo tour non presenta difficoltà particolari, il fondo è sempre ottimo e con un minimo di sacrificio anche una e-bike front può essere adatta, ovviamente le full si confermano sempre le più versatili soprattutto in discesa.
Il dislivello si attesta sui 1.100 metri per poco meno di 30 chilometri.
Il giro è molto vario a spazia da bosco a pascolo con un continuo cambio di pendenza che lo rende più interessante e meno faticoso. Inoltre il ponte di funi è uno spot molto adrenalinico e la discesa dal rifugio Vederna lungo la vecchia mulattiera è una chicca da non perdere, quella sorpresa che non ci aspettavamo!
Attività su STRAVA: http://www.strava.com/activities/9187676142
Attività su Komoot: https://www.komoot.com/it-it/tour/1147982481