Riprendo da dove ci eravamo lasciati per concludere il racconto del giro transfrontaliero fra Italia ed Austria. (qui puoi trovare la prima parte dell’itinerario)
Hintertux, ore 6:30 suona la sveglia e mezz’ora dopo siamo già in sala colazioni. Mentre ieri mattina respiravamo profumo di fieno oggi ci accoglie un’aroma di frittata e pancetta rosolata misto a caffè. Forse preferivo l’aria di ieri ad ogni modo una buona ed abbondante colazione ci servirà perché la giornata che abbiamo davanti è assai impegnativa. Fra dolce e salato non ci facciamo mancare nulla e fatto il check out recuperiamo dalla skiroom del Thermal Badhotel Kirchler le e-bike belle cariche e ci prepariamo a partire.
Visto il dislivello che ci aspetta, per un’inizio giornata leggero sfruttiamo il primo troncone dell’impianto che porta gli sciatori sul ghiacciaio. Con la cabinovia ci portiamo alla stazione di Sommerberg a 2100 metri di quota (circa 600 metri più in alto del paese). Qui iniziamo a pedalare su una strada bianca alla volta del passo di Tux e dell’omonimo rifugio a 2319 metri di quota. Per fortuna che il fondo è perfetto perché la pendenza di oltre il 22% su alcune rampe si fa sentire nelle gambe ancora indolenzite. Il panorama si perde a vista d’occhio sulla valle e sul ghiacciaio, con l’Olperer a dominare l’orizzonte con i suoi 3476 metri di quota. Peccato dover rispolverare nella mente le immagini che mi rimangono dallo scorso anno perché stamane purtoppo siamo immersi nella nebbia e nulla di tutto ciò è visibile.
Raggiungiamo il rifugio e visto che la visibilià è nulla tiriamo dritto verso il piccolo lago che funge da riserva d’acqua anche per l’innevamento invernale delle piste da sci. Ci affacciamo sul versante opposto ed ecco il mitico Tuxer-trail, uno dei motivi per cui siamo qui.
Si tratta di un sentiero condiviso con gli escursionisti ma aperto alle biciclette. Non un vero flow trail quindi ma comunque qualcosa di estremamente divertente, inserito in un paesaggio da cartolina, una tavolozza verde punteggiata del rosa dei rododendri.
La linea è sinuosa, 65 tornanti numerati uno ad uno (difficoltà S1), i primi assai larghi, poi più stretti. Si scende velocemente di quota, il dislivello negativo è di 600 metri. Dobbiamo solo fare attenzione alle persone che salgono a piedi ma non è un fastidio, qualche pausa ci vuole perché ci permette di ammirare ancora una volta il panorama e l’ottimo lavoro di chi ha messo in opera questo tracciato. Nasce nel 2019 dal ripristino di un sentiero che collegava le due valli tirolesi, la Zillertal e la Wipptal ed ora anch’esso fa parte dell’itinerario Transalp che attraversa le Alpi da nord a sud.
Giunti al termine della discesa ci concediamo ancora un po’ di relax prima di proseguire.
Nuovamente in sella scendiamo verso la vallata lungo la strada sterrata che corre a fianco del rio Kaserer, il primo nucleo di case che incontriamo è appunto Kasern ed è un pittoresco villaggio alpino con un grazioso punto di ristoro. Inizia l’asfalto e superiamo in successione Ladins e Madern, poi prima di un tunnel dove vige il divieto alle biciclette
manteniamo la sinistra ed imbocchiamo la ciclabile che permette di evitare la galleria. In breve fa capolino davanti a noi la rossa cupola della chiesa di Schmirn. Passiamo a fianco delle case sempre su vie alternative e parte in strada, parte su ciclopedonale arriviamo a Sant Jodok am Brenner, l’ultima discesa è una vecchia via che si sviluppa in una stretta gola, ora aperta solo ai ciclisti e molto veloce, ma occhio ai freni perché termina con un ponte a 90 gradi che sbuca all’improvviso e non perdona!
Da qui lo scorso anno ci eravamo portati sulla statale del Brennero e avevamo raggiunto il valico fra il traffico di auto e motociclette. Questa era stata la parte che si era rivelata piuttosto noiosa e quindi quest’anno mi ero messo in testa di trovare un’alternativa.
Ed è stata la scelta vincente perché l’ascesa nella Valser Tal è straordinaria. Io che sono costantemente alla ricerca di scorci fotografici ho trovato il paesaggio di questa valle qualcosa di unico: prati curati, piccoli nuclei composti da poche case e tante chiesette sparse lungo la via fra cui la Kelderkapelle che avevo visto qualche anno fa in una pubblicazione sui Bergsteigerdörfer, i villaggi degli alpinisti sparsi fra Austria, Italia e Slovenia di cui fanno parte sia la valle di Schmirn che la valle di Vals con St. Jodok.
Noi per evitare di percorrere la statale ci siamo affidati ad una silvopastorale che poi diventa sentiero sulla sinistra orografica della valle. Per la verità ci siamo imbattuti in un cartello di divieto alle biciclette ma molto artigianale e discutibile. Trattandosi di un sentiero ufficiale abbiamo comunque proseguito lungo il tracciato previsto continuando a chiederci il significato di quel divieto visto che non si da fastidio a nessuno. Per evitare malintesi comunque la strada principale non è molto trafficata e si può procedere tranquillamente su quella fino a superare l’ultima chiesetta. Circa 800 metri più avanti un ponte permette di passare sull’altra sponda del torrente e ritornare su una comoda forestale. In verità non è nemmeno necessario fare questo giro lungo ma è un vero peccato non addentrarsi un po’ nella valle perché è una meraviglia, l’avevo forse già detto?
Qualche chilometro prima infatti ci sono già le indicazioni per la strada che sale a Padaun ed è quella che stiamo andando a riprendere. Una salita su asfalto con qualche tornante, per fortuna lambita dall’ombra degli alberi visto che il caldo si fa sentire anche oggi, culminante con un tratto pianeggiate che ci accompagna alla nostra meritata pausa pranzo.
Non c’è molta scelta quassù, l’unica possibilità di mettere le gambe sotto ad un tavolo è al Berggasthof Steckholzer.
Si tratta di un antico maso trasformato in ristorante tipico. L’ambiente è curato sia all’interno che all’esterno, il menù offre i piatti tipici della cucina tirolese e posso tranquillamente dire di aver mangiato la Wiener Schnitzel più buona della mia vita!
Mentre mangiavamo passavano altri piatti alla vista molto deliziosi fra cui giganteschi Kaiserschmarrn a cui siamo riusciti a resistere.
E’ stato possibile caricare le batterie delle e-bike ma non essendoci una colonnina esterna abbiamo dovuto staccarle dalla bicicletta e portarle all’interno del locale, cosa un po’ problematica per quelle e-bike con la batteria integrata e non rimovibile.
Dopo una lunga pausa pranzo, risaliti in sella puntando a scendere verso il Brennero lungo la strada che per un breve tratto passa da asfalto a sterrato e poi diventa prato e infine un trail abbastanza impegnativo (S2) nel bosco con qualche passaggio rock ‘n roll. Si termina atterrando letteralmente sui binari della linea ferroviaria, la raccomandazione è di fare attenzione al passaggio dei treni.
ATTENZIONE! Pochi giorni dopo il nostro passaggio (luglio 2023) il maltempo ha fatto disastri danneggiando gravemente il bosco e di conseguenza rendendo inagibile il sentiero. Consiglio caldamente di verificare lo stato attuale del sentiero per evitare di dover tornare indietro per molti chilometri, da Padaun per scendere verso il Brennero questa è/era l’unica alternativa possibile.
https://www.unsertirol24.com/2023/07/19/apokalypse-am-brenner/
Su Traiforks il trail è presente ma sembra sia vietato alle biciclette, su altre piattaforme è indicato come percorribile, nel dubbio fare attenzione e scendere con prudenza, del resto è l’unica alternativa alla statale.
Proseguendo pochi metri verso sud a fianco dei binari si trova il sottopasso che permette l’attraversamento, si arriva sulla statale a circa un paio di chilometri dal valico transfrontaliero.
Al Brennero c’è il solito caos di auto, camion e gente. Passiamo la fila di locali lungo la strada e prendiamo la ciclabile della valle Isarco in discesa verso Vipiteno fino al punto in cui si può attraversare la statale e tramite un sottopasso superare autostrada e ferrovia. Si prosegue per pochi metri seguendo anche le indicazioni per il ristorante Brennerwolf.
Passando a fianco della chiesetta eccoci nuovamente su strada sterrata. Il caldo ci assale come pure la stanchezza, i chilometri iniziano a farsi sentire e le selle iniziano a farsi scomode, per fortuna le batterie sono cariche quasi al massimo e possiamo permetterci di abusare dell’assistenza, questo è il bello delle e-bike, non tanto evitare sempre e comunque la fatica ma poterlo fare quando il gioco si fa duro.
Saliamo lungo la vecchia strada militare che tornante dopo tornante ci fa rapidamente guadagnare quota, le indicazioni sono per il passo Valaccia/Flatschjoch. L’anno scorso avevamo svalicato proprio lassù e ho ancora davanti agli occhi il paesaggio lunare a 2395 metri. La successiva discesa verso la Val di Vizze si era rivelata un po’ difficile e soprattutto la parte alta era molto rovinata. A meno di interventi che non conosco credo che con le piogge torrenziali dell’ultimo periodo la situazione sia peggiorata e mi sarebbe spiaciuto dover scendere accompagnando la bici a mano. Inoltre la variante di Padaun è andata ad incrementare il dislivello giornaliero.
Era già previsto quindi di fare un valico alternativo e quindi ad un bivio giriamo a destra imboccando una traccia piuttosto esile facente parte della Ziroger Höhenweg che collega la Hühnerspielhütte con la zona di malga Zirog e del rifugio Genziana/Enzianhütte Zirog.
Una parte di questa traversata si dimostra assai impegnativa e in alcuni tratti siamo costretti a scendere dalla sella. Poi d’improvviso l’esile traccia si allarga fino a diventare una forestale quasi a doppia corsia, mistero! Raggiungiamo il rifugio (volendo si può fare pausa e anche ricaricare la batteria se dovesse servire). Noi continuiamo alla volta del nostro ultimo valico, lo Schlüsseljoch.
Il bosco si dirada e il paesaggio ci avvolge in un susseguirsi di verdi prati, qualche baita e la corona di montagne che dobbiamo superare. Si pedala su terra bella compatta, un piacere salire accarezzati da un venticello rigenerante, sembra di essere veramente ad un passo dal cielo. In prossimità del valico si percorre l’ultima parte un pò esposta ma molto larga in piano ed ecco la val di Vizze aprirsi sotto di noi. Assistiamo per qualche minuto al gioco di una famigliola di marmotte, uniche forme di vita incontrate quassù oltre a quattro amici soddisfatti di un ennesimo giro epico, quattro e-bike e il vento.
Un ultimo sguardo alla valle, una foto assieme e giù verso Caminata. La strada sembra essere stata sistemata di recente e ci sono troppi canali di scolo che mettono alla prova le forcelle, il fondo con molta ghiaia suggerisce prudenza. Più in basso si può rischiare maggiormente. Superiamo la caratteristica galleria scavata nella roccia e arriviamo in breve sulla strada asfaltata.
Cento metri prima del parcheggio di Caminata il Gasthof Alpenrose ci impone un’ultima pausa per la meritata birra media di fine giro.
Abbiamo portato a casa 2300 metri di dislivello e quasi 60 chilometri con tre valichi alpini più il Brennero.
Il giro è ottimizzato e tranne le varianti citate da aggiungere o da togliere posso dire senza peccare di umiltà che sia perfetto. Un’indigestione di panorami, salite non troppo impegnative, discese divertentissime e tanta soddisfazione.
Chissà, forse l’anno prossimo lo rifaremo magari allargando ulteriormente il gruppo.
Attività su Komoot: https://www.komoot.com/…/-due-giorni-senza-confini-fra…
Attività su Strava (2 tappa): https://www.strava.com/activities/9463103133
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